Il correttivo al Codice della Strada ha fatto diminuire i decessi? Non proprio

Il correttivo al Codice della Strada ha fatto diminuire i decessi? Non proprio

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Siamo sicuri che il nuovo Codice della Strada abbia fatto diminuire il numero delle morti? Il trend sembrerebbe positivo, tuttavia, i dati diffusi dal Mit contemplano solo quelli in possesso di Polizia e Carabinieri. Mancano ancora quelli della Polizia Locale. E anche negli altri Paesi d’Europa la situazione non è affatto migliore 

Il nuovo Codice della Strada, tanto sponsorizzato dal Ministro Salvini, nei primi tre mesi dalla sua adozione ha fatto diminuire i morti.  Secondo le statistiche, che si basano su numeri forniti da Polizia Stradale e Carabinieri nel loro lavoro di controllo quotidiano, sono calati del 5,5% gli incidenti in Italia nei primi tre mesi del 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024. A questo si aggiunge poi una riduzione dell’8,8% dei feriti da sinistri stradali e un -20,4% di vittime, con 61 vite salvate. Insomma, dal punto di vista della sicurezza sembrerebbe un bel passo in avanti.

I conti non tornano

Tuttavia, come abbiamo spiegato in QUESTO articolo, i dati diffusi dal Mit includono solo i sinistri rilevati dalla Polizia Stradale e dai Carabinieri. Mancano quelli rilevati dalle Polizie Municipali nelle città.

Quella del Mit, quindi, è una limitazione significativa dell’analisi. Basti pensare che nel 2023 le Polizie locali e altri organi hanno rilevato il 65,2% degli incidenti totali, principalmente in ambito urbano.

Attenzione alla quantità dei dati

Ciò significa che i dati dei primi tre mesi del 2025 sono rappresentati di una parte del fenomeno complessivo dell’incidentalità stradale in Italia.

Per avere un quadro completo, bisognerà quindi attendere la pubblicazione dei dati ufficiali ISTAT-ACI. Questi ultimi, che arrivano a distanza di diversi mesi, includono anche i rilevamenti delle Polizie Municipali.

Bisogna infatti tenere conto che Polizia Stradale e Carabinieri, principalmente operano sulle strade extraurbane e autostrade. Mentre la Polizia Municipale è attiva in ambito urbano, dove avvengono gli incidenti più gravi che coinvolgono gli utenti deboli della strada.

E in Europa la sicurezza come è?

Il problema dei decessi “sommersi” e dell’effettiva validità dei dati, non è solo italiano. Anche in Europa c’è un grosso problema di qualità dei dati. Secondo il report dell’ETSC nel 2023 più di 20.400 persone hanno perso la vita in incidenti stradali nell’Unione Europea. A questa cifra si aggiungono 1,29 milioni di feriti, 141.000 con lesioni gravi.

I feriti gravi restano in gran parte sottovalutati. Si celano dietro a dati incompleti e sistemi di rilevamento non del tutto omogenei.

Sicurezza: passi in avanti

Stando a quanto riportato dall’ETSC, organismo che in Europa si occupa di sicurezza stradale, nel Vecchio Continente si stanno compiendo progressi per ottenere dati più accurati sulle lesioni gravi. L’Unione Europea ha sviluppato un metodo standard per definire la gravità delle lesioni stradali.

In molti Paesi si sta lavorando per collegare le cartelle cliniche degli ospedali, i dati assicurativi e i registri della polizia, in modo da ottenere un quadro più completo di ciò che accade. Ma la strada da percorrere è ancora lunga. Non è nemmeno possibile confrontare i dati di diversi Paesi a causa delle molteplici definizioni, procedure di raccolta dei dati e tassi di segnalazione.

Il contesto ideale sarebbe quello che in pochi anni si arrivi a registrare correttamente gli infortuni stradali di ogni tipo, in modo che i responsabili politici locali, nazionali e internazionali siano meglio attrezzati per allora le risorse necessarie a ridurre questi fenomeni negativi.